“Una compagnia di pazzi” in scena al Teatro de’ Servi di Roma
In prima assoluta fino al 27 novembre al Teatro de’ Servi, a Roma, “Una compagnia di pazzi” segna il ritorno sulle scene della compagnia di Antonio Grosso, che ha scritto e diretto il lavoro, interpretandolo insieme ad Antonello Pascale, Gioele Rotini, Gaspare Di Stefano, Francesco Nannarelli e Natale Russo.
Prodotto da Alt Academy, con scene e costumi a cura di Alessandra De Angelis, “Una compagnia di pazzi” è ambientato in un piccolo manicomio (appena 3 malati e 2 infermieri, più un direttore) del Sud Italia, alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Il conflitto volge al termine, ma in questo microcosmo sembra non avere conseguenze dirette: infermieri e pazienti vivono alla giornata, con qualche divertente baruffa ma tutto sommato in armonia e confidenza; solo di tanto in tanto le visite del direttore – del tutto disinteressato alla gestione della struttura, e non privo di macchiettistici tratti di cattiveria – turbano un equilibrio consolidato che, solo alla fine, si troverà stravolto dall’arrivo dei soldati tedeschi e da un lugubre colpo di scena finale.
Si ride, dunque, per le numerose gag messe in scena dagli attori, di nuovo insieme dopo 12 anni ed i fasti della commedia “Minchia signor tenente”, scritta da Grosso ispirandosi all’omonima canzone di Giorgio Faletti presentata a Sanremo 1994. Anche stavolta la location è un simbolo del potere (una Stazione dei Carabinieri all’epoca, un manicomio oggi), collocato in una periferia dimenticata – siamo da qualche parte tra Campania e Basilicata – ed al suo interno c’è lo spaccato di un’umanità messa da parte e che si trova a dover gestire situazioni di abbandono e solitudine.
Ma non c’è solo comicità: perché l’irrompere della guerra, e la possibilità di scappare tutti insieme verso la mitica America, portano la vicenda ad occuparsi di libertà, di speranza, e di futuro. Non riveleremo il finale della storia, ma è significativo che, per usare direttamente le parole di Grosso, “questo lavoro è dedicato a Masha Amini”, la ragazza curda di 22 anni uccisa lo scorso settembre in Iran mentre era agli arresti; “E’ assurdo che ancora oggi, nel 2022, una donna venga assassinata per aver indossato il velo in modo non conforme alla legge. Una follia che ci deve far ricordare quanto sia importante la libertà, che noi diamo sempre per scontata”.