L’EDITOREEL: Treccani rinnova i termini della Costituzione

L’Istituto Treccani intende modificare l’articolo 38 della Costituzione Italiana per eliminare una parola che oggi suona offensiva: ‘minorato’.

Quanto contano le parole? No, non a livello poetico. Parlo delle parole della legge. Quelle che ci rappresentano, ci descrivono, ci tutelano. Quelle che troviamo nero su bianco nella Costituzione.

Oggi voglio riflettere con voi a proposito dell’Istituto Treccani che intende modificare l’articolo 38 della Costituzione Italiana per eliminare una parola che oggi suona offensiva: ‘minorato’.

Termine che è figlio di un’epoca, quella del secondo dopoguerra, in cui il linguaggio rifletteva una visione assistenziale della disabilità. Oggi però, per fortuna, siamo andati avanti.

La disabilità non è una ‘mancanza, ma una delle possibili espressioni della condizione umana. E se è vero che la nostra Costituzione è straordinariamente avanzata per il tempo in cui è nata è altrettanto vero che le parole, oggi, devono evolversi con la società che vogliono rappresentare.

La proposta di Treccani non vuole cancellare il valore dell’articolo 38, ma aggiornarlo nel linguaggio per renderlo più rispettoso, aderente allo spirito della nostra epoca e ai principi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.

E allora vi chiedo: Credete sia davvero il momento di aggiornare la nostra Costituzione per renderla ancora più inclusiva? O c’è il rischio che, concentrandoci sulle parole, perdiamo di vista il contenuto?

Scrivete nei commenti cosa ne pensate. Condividerò le opinioni più interessanti nelle storie di tutti i canali social, quelli miei professionali e di KappaelleNet, il web magazine per le donne intraprendenti.

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