L’EDITOREEL: L’importanza di saper ascoltare anche durante una intervista
Sapevate che LISTEN (ascolta) è l’anagramma di SILENT (silenzio)? Strano? Anche no, se si pensa che per ascoltare bisogna stare zitti! Ma non sempre il silenzio corrisponde all’ascolto.
Sapevate che LISTEN (ascolta) è l’anagramma di SILENT (silenzio)?
Strano? Anche no, se si pensa che per ascoltare bisogna stare zitti!
Ma non sempre il silenzio corrisponde all’ascolto.
Si può star zitti perché in realtà si pensa ad altro, ppure si sta preparando la risposta per affermare il proprio punto di vista.
L’interlocutore quindi si illude di essere stato ascoltato, ma non è in effetti così.
Ho letto che l’ascolto può essere cattivo, come in questo caso, o buono (anche detto generativo): ovvero, quando il punto di vista dell’altro ci incuriosisce davvero, tanto da lasciar terminare il discorso, e siamo pronti a fare domande anziché sentenziare con nostri punti di vista.
Quando mettiamo sempre in dubbio la nostra capacità di comprensione e quindi verifichiamo senza saltare a conclusioni chiedendo delucidazioni anche se sentiamo di avere tutte le informazioni.
L’ascolto, quello buono diventa così fucina di idee, fa crescere e dovrebbe essere una delle caratteristiche essenziali di un buon giornalista durante le interviste, che oggi mi sembrano più interrogatori o interrogazioni.
L’editoreel è la nuova rubrica di pensata per i social media con lo scopo di riportare brevi considerazioni e pensieri personali in una nuova e più moderna modalità di comunicazione.