L’EDITOREEL: Libano, Unifil e Risoluzione 1701. Facciamo chiarezza
UNIFIL, peacekeeping, caschi blu, diventati ormai familiari tra chi fa informazione e chi vuole essere informato. Ma in quanti hanno davvero capito di cosa si sta parlando?
Anche il Libano è ormai sotto l’attacco, di nuovo, di Israele. Ciò ha portato in auge termini come UNIFIL, peacekeeping, caschi blu, diventati ormai familiari tra chi fa informazione e chi vuole essere informato. Ma in quanti hanno davvero capito di cosa si sta parlando?
Cercherò di spiegarlo in pochi secondi sulla base di quelle che sono state le mie esperienze sul campo.
UNIFIL, è acronimo di United Nations Interim Force in Lebanon (ovvero Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite) ed è una delle più longeve missioni di pace sotto l’egida ONU.
Vi aderiscono 50 Paesi per un totale di 10.400 militari, 1.200 dei quali sono italiani, e la sua base è proprio sul confine con Israele a sud del Paese con un avamposto anche su quella che viene chiamata blue line o linea di demarcazione, ancora non completamente sminata.
Tutto nasce nel 2006 con la Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU il cui scopo principale è mantenere la pace.
Cosa non facile, perché le regole di ingaggio sono molto severe: i peacekeeper dell’UNIFIL infatti non possono usare la forza, se non per difendersi o proteggere i civili.
Provate ad immaginare la frustrazione costante nell’essere obbligati a monitorare senza essere attrezzati per poter intervenire militarmente. Eppure i peacekeeper, nonostante le difficoltà dovute ai danni all’interno delle basi provocati dagli attacchi di questi giorni, hanno deciso di non lasciare il Paese e continuare il loro lavoro di mediatori di pace.