L’EDITOREEL: E’ scontro tra genitori, scuola e gender

Non sono durati neanche 24 ore i 50 manifesti affissi a Roma da Pro Vita & Famiglia per la campagna contro i progetti LGBT nelle scuole.

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Non sono durati neanche 24 ore. I 50 manifesti affissi a Roma da Pro Vita & Famiglia per la campagna contro i progetti LGBT nelle scuole sono stati immediatamente censurati su ordine del Comune perché contrari alle politiche di genere portate avanti dalla Capitale.

Ma per difendere una parte, certo importante, di cittadini ha violato il diritto “costituzionale” alla libertà di espressione.

Le affissioni, che saranno pure scomparse lungo le vie della città, ma riempiono le home di siti e social media, esprimono disappunto per i progetti educativi su identità di genere avviati senza che i genitori ne siano a conoscenza.

La campagna intende anche promuovere la petizione Scuole libere dal gender, che ha già raccolto quasi 30.000 firme, in cui è proposta una legge che imponga alle scuole di informare sempre le famiglie, e di ottenere il loro consenso prima di affrontare certi argomenti ritenuti “sensibili”.

Ora, al di là dello stile della comunicazione – che possiamo giudicare più o meno condivisibile – la questione che sollevano è molto complessa:
E’ giusto che la famiglia possa mettere un freno a certi percorsi formativi se li ritiene inadeguati per i propri figli?
Oppure rischiamo di arrivare al punto in cui parlare di rispetto e inclusione in classe diventa un tabù, solo per paura di scontentare qualcuno?

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